Non sapevo cosa aspettarmi da questa città, avevo ascoltato pareri contrastanti. Male è una città di passaggio, è la tappa obbligatoria per raggiungere qualche isolotto incontaminato, ma vale la pena una visita più approfondita.
Male completa il viaggio maldiviano, con la vivacità, la confusione e il folclore di una città. Il centro storico è piccolissimo e in una mattina lo si gira praticamente tutto.
Male non era prevista nel nostro programma di viaggio, ma abbiamo avuto la fortuna di non avere la giusta coincidenza tra barca e aereo e per forza di cose abbiamo trascorso una giornata qui, passando drasticamente dal silenzio, dalla tranquillità e dal “nulla” di Hagnaameedhoo, alla confusione di Male.
Nonostante la tristezza per avere appena lasciato la “mia” isola, sono stata travolta dai ritmi della capitale che mi ha subito incuriosita. Se dovessi scegliere una parola per descrivere Male, pronuncerei “motorini”; ci sono scooter ovunque!
Non facciamo in tempo a scendere dalla barca che veniamo letteralmente “accalappiate” da un ragazzo maldiviano che masticava poco l’italiano. Si è offerto per tenerci le valige nel suo “shop” di souvenirs, poco distante dal porto, in cambio di una visita al negozio. Ci siamo fidate e abbiamo accettato immediatamente l’offerta, perché in viaggio è così, il coinvolgimento con altri stili di vita crea nuovi modi di pensare, nuovi apprendimenti, nuovi modi di relazionarsi alle persone, nuovi punti di vista e soprattutto si ritrova la fiducia nelle persone! Il ragazzo appena conosciuto è stato gentilissimo, ci ha indicato i punti di maggior interesse della città e alla fine ci ha chiamato un taxi per il trasferimento in aeroporto.
Ci siamo subito rese conto che il centro di Male è davvero piccolo, abbiamo visitato la casa del presidente, la più antica moschea dell’isola, il cimitero, il mercato locale e il mercato del pesce, abbiamo passeggiato sulla via che costeggia il porto e ci siamo rilassate sedute sui muretti della piazza centrale, punto di ritrovo dei maldiviani, che chiacchieravano vicino a noi … magari poter interagire, ascoltando qualche storia locale!
Purtroppo abbiamo visitato Male di venerdì, e per loro il venerdì, è giorno di festa. Tante attività commerciali erano chiuse, ma “non tutto il male vien per nuocere”, perché questo ci ha permesso di vivere un momento unico, forse il più bello di tutto il viaggio: la preghiera mussulmana.
La moschea brillava ai raggi del sole ed era pronta per accogliere i suoi fedeli. Da mezzogiorno circa, tutto e ripeto tutto, ha iniziato a chiudere: ristoranti, negozi, bar ecc.. è ora di pregare! Ci avevano detto che all’ora di pranzo non avremmo trovato nulla di aperto, ma non avevo capito bene.
Alcune vie del centro sono state chiuse e in poco tempo sono diventate un enorme parcheggio per una miriade di motorini. Noi eravamo sedute ai lati della piazza, mentre tutto intorno si muoveva. La voce del muezzin rimbombava da ogni parte, uomini e bambini arrivavano con il tappeto sotto il braccio e un’infinità di scarpe erano posizionate all’ingresso della Moschea.
Avrei scattato mille fotografie, camminavo di qua e di là, con la mia Pentax al collo, per conoscere, per vedere, per imparare, ma per la prima volta nella vita ho deciso di non fotografare (ne ho scattata solo una, poi mi sono bloccata), per rispetto della loro religione, per rispetto di quegli uomini in ginocchio rivolti verso la Mecca, per rispetto della loro cultura, per rispetto di quel momento così tanto importante che mi ha emozionata tantissimo.
Sono rimasta sbalordita dalla compostezza, dal rigore e dalla correttezza con cui si sono allontanati dal luogo di culto: nonostante le chiacchiere tra di loro, la massa di gente e la presenza di bambini, nella piazza regnava il silenzio e la tranquillità.
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