MIAMI, NON FAI PER ME!

Miami, non fai per me!”, è stata la prima frase che ho pronunciato a South Beach.

Macchine sportive che sfrecciano a tutto gas, suv con cerchioni d’oro e musica “rap”, cocktail serviti nei maxi-calici, muscoli scolpiti, ragazze mezze nude, palestre ovunque, corpi rifatti, oggetti di design, poliziotti dappertutto, locali da capogiro e musica a palla, questo è più o meno la descrizione di Miami Beach, un luogo dove l’apparenza vale più di qualsiasi altra cosa. Non importa come, qui l’importante è apparire.

South Beach rappresenta l’icona del “pacchiano” e del kitsch.

E’ il posto delle tentazioni, dove il soldo gira e dove la parola d’ordine diventa “divertimento”.

Ma non credete, Miami è tutt’altro che elegante e raffinata!

Passeggiando tra le vie del centro è ben visibile il risultato dell’unione tra culture differenti: americana, italiana e spagnola, un mix che ha dato voce ad una popolazione con stile di vita americano, lingua prevalentemente spagnola e quell’atteggiamento egocentrico dell’italiano medio.

A tratti mi ricorda addirittura Naama Bay, la via turistica di Sharm El Sheik, con quel surplus di luci colorate e quei locali tutti uguali che poco hanno di signorile.

A South Beach quando si entra in un negozio non si saluta, alla reception dell’hotel non si saluta, per strada non ci si scambiano sguardi, sembra che l’umanità sia stata sostituita dall’indifferenza, dalla fretta e dall’egocentrismo.

Lo so, diventa abitudine, consuetudine, atteggiamenti taciti, ma se tutti imparassimo a fare un sorriso anche agli “sconosciuti”, forse il mondo sarebbe un po’ più colorato.

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